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12 cose su X Factor 12

Mutuando un claim proveniente dalla rete che ha iniziato a trasmetterlo in Italia, da giovedì scorso la musica è tornata a battere su Sky Uno con la dodicesima edizione di X Factor, la più attesa di sempre non tanto per la ricerca del successore Lorenzo Licitra — per il quale intanto sono stati attivati i cani molecolari — quanto per ammirare con una certa dose di voyeurismo l’operato di Asia Argento, condannata alla damnatio memoriae da quando è finita nello scandalo che l’avrebbe vista abusare del giovane attore Jimmy Bennett, all’epoca dei fatti minorenne.

Non è difficile immaginare gruppi di ascolto nei quali passavano cani San Bernardo — scusate, oggi mi sento molto Enrica Bonaccorti — a distribuire whisky e coperte ai poveri telespettatori di un talent show così raffinato da rasentare la rarefazione. Un programma che pur di differenziarsi geneticamente dal mainstream Amici finisce per passare per il format con la puzza sotto il naso, alla ricerca del crac con il quale conquistare Spotify.

Ecco quindi un elenco di 12 cose — per citare “10 cose”, lo spericolato varietà del sabato sera di Rai 1 scritto da Walter Veltroni sulle quali non ho potuto tacere guardando la première di X Factor 12.

La puntata si apre con il sempre ben vestito Alessandro Cattelan costretto a declamare un’introduzione incentrata sull’allontanamento di Asia Argento su decisione di Sky. Pessima scelta da parte degli autori il sacrificio dell’ultimo talento televisivo su una questione così divisiva.

2 . Asia Argento killer application

“Come puoi cantare Ozzy Osbourne senza avere i suoi alti? Lo fai passare per una cosa frivola. Qua non è un karaoke!”.

Per il suo successore si parla insistentemente di Elio e de La Pina, ma anche se dovesse arrivare Madonna si troverà per le mani una squadra che non ha scelto, un alibi che ci sentiremo ripetere ad ogni live show.

3. Introduzione del reato di enfasi

Ma la vogliamo smettere di incensare come Jim Morrison ogni sconosciuto che sul palco azzecca tre minuti di esibizione? Per carità, si tratta di una prassi in voga da quando è nato X Factor, ma illudere un aspirante concorrente con frasi del calibro di “Tu hai l’X Factor” (Asia Argento), “Ti vedremo ai live” (Fedez), “Tu rappresenti qualcosa di nuovo” (tutti, ogni anno), dovrebbe costituire un reato universale da denunciare davanti alla Corte dei diritti dell’Uomo. Da oggi voglio farmi ufficialmente promotore dell’introduzione del reato di enfasi.

4. La Corrida

Per stemperare la tensione, tra un talento che si prende sul serio e l’altro vengono inseriti spezzoni di aspiranti concorrenti che sul palco si rivelano casi umani. Se i primi anni questo poteva far sganasciare dalle risate, di recente poteva strappare un sorriso, ma quest’anno si nota una difficoltà da parte degli autori anche nel cercare un freak all’altezza. O vogliamo accontentarci di Cattelan che chiede ai gemelli Portale dichiaratamente eterozigoti “Quindi voi sembrate omo ma siete etero?”, giocando su un doppio senso agghiacciante per un pubblico pregiato?

5. Fedez ha bravissimi autori. Quando non canta

Al di là dell’exploit di Asia Argento, durata purtroppo quanto Cottarelli premier, sarà tuttavia sempre Fedez il giudice da battere: a Mara Maionchi si è incantato il disco sulle solite parolacce, per Manuel Agnelli si è esaurito l’effetto novità. Il rapper di Rozzano invece regala ogni volta funambolismi linguistici da non perdere, come “Hai quest’aria da mujaheddin che canta in falsetto” oppure “Questa è stata un’esecuzione, nel senso che hai ucciso il pezzo”. Sarà pure sovraesposto, ma ha definitivamente ucciso il gossip in tv con le sue nozze.

6. Taboo, il gioco delle parole vietate

Oltre a non avere al banco persone sospettate di violenza sessuale, non sapevo che pronunciare la parola Amici inficiasse lo spirito del programma. Mi spiego meglio: i più scafati avranno notato la presenza di Jennifer Milan, che è passata con 4 sì con una performance peraltro impeccabile. Peccato però che quando il succitato Fedez le abbia chiesto del riscontro di pubblico, lei abbia risposto “Mi sono esibita in locali”. A meno che Amici non sia nel frattempo divenuta un’attività commerciale alla stregua della Balera dell’Ortica.

7. Parola dell’anno 2018

Cherofobia” è una seria candidata al premio di parola dell’anno da parte del prestigiosissimo Oxford Dictionary 2018 dopo “post-verità” e la meno nota “youthquake”. Merito della cucciolosissima Martina Attili, che davanti ai giudici ha presentato un brano sulla paura di essere felici, appunto la cherofobia. Nulla di memorabile in confronto alle Yavanna o a Lorenzo Licitra che porta Like a prayer con la voce di Michael Bublè, ma ha conquistato i suoi 15 minuti di viralità.

8. Viralità zero

Al di là della tenerissima Martina, la prima puntata di X Factor non ha mostrato delle esibizioni da correre spasmodicamente a rivedere sul sito. Nonostante i No Vax, zero viralità.

9. A tutto Shazam

Alla fine di ogni performance con esito positivo si sentono in sottofondo dei brani bellissimi, di gran lunga migliori rispetto a quelli presentati dai concorrenti. Programma da seguire con Twitter e Shazam.

10. Le ragazze con l’ukulele

Altro reato da introdurre nel codice penale internazionale. Sceglietevi una chitarra acustica, un contrabbasso, un citofono, una zanzariera, ma basta alle ragazze con l’ukulele. Sarò insensibile io, ma la versione di Io che amo solo te della giovanissima Elena Piacenti che ha fatto piangere la Argento e la Maionchi era tutto tranne che memorabile.

11. L’ultimo schiaffo

Spin off de La Corrida di cui sopra. Ma davvero ogni anno dobbiamo assistere in chiusura di programma all’ennesimo freak che passa con 4 sì solo per congedare in allegria gli annoiatissimi telespettatori?

12. Ridateci Strunz

I Seveso Casino Palace sono passati alla fase successiva con una versione trap metal di Ricchi per sempre di Sfera Ebbasta. Ovviamente il gruppo è passato, ma ho il sospetto che la scelta dell’interprete originale si sia rivelata decisiva nel giudizio finale. Non vorrei che l’esplosione del genere ci porti a un’overdose di emuli: che bei tempi quando “Trap” ci faceva pensare solo a “Strunz”.

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